Ofena
Ofena è un comune italiano di 420 abitanti nella Provincia dell’Aquila in Abruzzo. Si trova all’estremità settentrionale della conca di Capestrano: mentre l’area dell’altopiano è pianeggiante, Ofena si erge sopra un colle roccioso in posizione dominante da nord. Parte del territorio comunale rientra nel territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ne costituisce, di fatto, una delle porte di accesso nella sua porzione meridionale. Assieme a Capestrano è nota per essere il “Forno d’Abruzzo” per via dei picchi elevati di temperatura che si raggiungono d’estate in virtù dell’elevata continentalità, dell’esposizione a sud e della quota collinare non particolarmente elevata. Il clima inoltre è particolarmente secco con precipitazioni annue che non superano i 550 mm, a causa dell’orografia sfavorevole, che condizionano il paesaggio spesso a tratti brullo, sassoso e privo di vegetazione.
L’intera vallata del Tirino fu popolata, dal IX secolo a.C. al III secolo a.C., dal popolo dei Vestini. Al centro della valle si trovava la città di Aufinum, antico nome della città, e comprendeva un abitato d’altura sul colle Sant’Antonino nei pressi di Capestrano, piccoli nuclei sparsi ed una necropoli presso il fiume Tirino. Prese parte alla Lega Italica sotto la guida di Corfinio, prima capitale italiana, ma venne successivamente conquistata dai romani: con le guerre sannitiche (III secolo a.C.), e la guerra sociale (I secolo a.C.) anche i Vestini furono conquistati da Roma. Tracce del nuovo centro romano sono visibili in un teatro rinvenuto vicino alla necropoli vestina nella piana di Capestrano. In una posizione centrale lungo l’antica Via Claudia Nova, aveva un ruolo fondamentale nella gestione della valle.
In epoca medievale, nel periodo delle dominazioni longobarde, venne distrutta ed in seguito ricostruita nell’attuale posizione: più riparata, sul fianco della montagna e dotata di mura perimetrali alle quali venivano annesse direttamente le abitazioni poste intorno al bastione centrale, in posizione di comando. Il borgo era una stazione di passaggio dei pastori transumanti, che dovevano attraversare il valico di Forca di Penne per passare nell’area vestino-pescarese, che faceva parte della diocesi di Penne e dell’abbazia di Carpineto. Passò poi sotto la dominazione del monastero di San Pietro ad Oratorium che con il Ducato di Spoleto controllava i territori circostanti. Il paese partecipò anche alle crociate ma negli anni fu lentamente abbandonato a favore dei borghi che si svilupparono intorno alla valle. La struttura fortificata del paese ricorda ancora la struttura romana cruciforme che permette di aggirarsi nel borgo senza perdersi e di raggiungere facilmente le storiche chiese. Segno di un passato glorioso è la chiesa di San Nicola di Bari, patrono del paese, fortemente legata alla transumanza che arricchiva queste terre e che nei secoli fu ricostruita inserendo anche fregi barocchi. Nella stessa piazza si trova il Palazzo dei Baroni che governavano queste terre, oggi appartenenti alla famiglia Cataldi-Madonna, con portali in pietra ancora perfettamente conservati.
La chiesa di S. Pietro in Cryptis, del XII secolo, prende questo nome sicuramente dalle cripte sotterranee dove insistono pregevoli affreschi del quattrocento. Il convento di San Francesco, espressione dello stile romanico che percorreva la valle, è oggi abbandonato ma ancora di grande interesse.
Fino al Novecento il paese ha mantenuto un’economia feudale e successivamente il borgo si è spopolato per l’effetto migratorio. Il terremoto dell’Aquila del 2009 ha causato dei danni al paese e ulteriore spopolamento.
La sua posizione a nord della piana, con il suo microclima differente da quelli circostanti, permette la coltivazione della vite e degli ulivi: viene infatti qui prodotta un’ottima varietà di Montepulciano d’Abruzzo.